Oggi, 23 aprile 2020, inizia il vertice che cambierà l’Europa.

In un modo o nell’altro l’incontro dei 27 capi di stato e di governo dell’Ue che inizia oggi cambierà l’Europa. Già ora possiamo annotare due fatti importanti che scaturiscono dalle negoziazioni informali e dal clima del prevertice: uno positivo e l’altro negativo.

Partiamo dal negativo: il summit (in videoconferenza) durerà giorni, settimane, forse mesi per la complessità dei progetti da discutere, per la presenza di varie proposte economiche sul tavolo e, quindi, per l’assenza ancora di un accordo. Secondo analisti e addetti ai lavori potrebbe finire al vertice di giugno (dove ci si augura che si incontrino di persona), tanta è la mole di questo lavoro. Come ingente dovrebbe essere l’ammontare di Piano di rinascita, si chiami eurobond, recoverybond, Piano Maschall o debito perpetuo (è l’ulima proposta, quella spagnola di due giorni fa).

Quello positivo è invece il ruolo della BCE. Aldilà di quello che accada al vertice europeo, la BCE sta diventando, ancora una volta, la vera istituzione europea, l’argine alle crisi e alle indecisioni dei governi. Ieri Christine Lagarde ha dichiarato che la BCE comprerà anche i cosiddetti titoli BBB-, per chi vuol capire quelli (che potrebbero essere) italiani e portoghesi, anticipando la speculazione finanziaria che è prevista nei prossimi giorni. Domani, ad esempio, l’Agenzia di raiting Standard&Poor’s darà la sua valutazione sulla qualità del debito italiano e un possibile declassamento da BBB a BBB- potrebbe essere plausibile. Cristine Lagarde e la Banca Centrale Europea con questa mossa hanno anticipato le agenzie, rassicurando per ora i mercati. Appare oramai chiaro che la parte del debito pubblico italiano in mano alla BCE, oggi circa 200 miliardi degli oltre 2.000 è destinata a crescere notevolmente. La Banca Centrale Europea sta facendo, di fatto e in modo autonomo, quello che molti nostalgici e amanti della “vecchia Banca d’Italia che stampa moneta” faceva, superando l’incertezza politica. Ovviamente sul piano della ripartenza e del rilancio economico non è sufficiente. Lì è la politica italiana ed europea che dovranno agire.

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