Un giorno particolare, in una città speciale. Quest’anno ho partecipata alla festa di Liberazione di Bologna. Dalla mattina alla sera la giornata si è colorata, non solo meteforicamente, di sensazione contraddittorie. I motivi sono facili da capire, e sono essenzialmente tre.
Il primo è che per la prima volta dopo 2 anni di pandemia si torna a festeggiare il 25 aprile all’aperto, condividendo tutto con tutti. E quando dico condividendo tutto intendo le emozioni, l’aria, gli sguardi e i sorrisi, senza più mascherine e timori in mezzo.
Il secondo motivo che mi rende inquieto è ovviamente l’inizio della guerra di occupazione dell’Ucraina da parte della Russia, qualcosa che mi lascia ogni giorno con meno parole da dire. Smarrito, al di là di come la si pensi, al di là di quello che uno creda. Vedere la gente scappare, le bombe esplodere, vicino casa nostra, in un paese che chiamiamo europeo fa impressione. E non sono d’accordo con chi dice che le guerre esistono anche in altri luoghi. Intanto perché io sono sensibile sempre, si tratti dello Yemen, della Palestina, dell’Eritrea o… -Non c’è guerra che non mi renda sensibile, né rifugiato che chiede asilo o che scappa dal suo paese che non abbia il mio sostegno, la mia solidarietà. Nel caso dell’Ucraina però c’è una vicinanza territoriale e culturale che sentiamo. C’è un pò la sensazione, mai percepita fino a oggi, di rottura con il passato, che quanto accaduto lì possa accadere anche qui. Si tratta solo di una sensazione, ma il fatto di condividere molti usi e abitudini con il popolo ucraino rende tutto più vicino, più vivo, più angoscioso. E allo stesso tempo non posso non provare angoscia per i tanti giovani russi che partono per fare una guerra. Perchè? Per il Donbass? Per Mariupol? Tutto ciò motivazione, è inspiegabile e insensato. Fuori dalla storia.
Il terzo motivo è che Bologna è una città che ha il 25 aprile nel proprio dna, e non è un caso che la commemorazione si alterni ogni anno a una festa, una vera, grande, colorata festa di Liberazione dal nazifascismo.
Presentare “36” qui, in questo giorno speciale, circondato da suoni, canti e voci è qualcosa di unico, e credo che le pagine di questo libro, di questa storia che ho provato a raccontare, si siano animate, abbiano gradito ancor di più.
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